L’emancipazione dalla crisi della Sanità Militare passa attraverso sei punti del riconoscimento degli Infermieri delle Forze Armate

La straordinaria emergenza nazionale che stiamo vivendo finirà, ce la stiamo mettendo tutta e quindi dovrà finire. Quel che non dovrà accadere nell’immediato post-pandemia è dimenticare. Dovranno essere rapidamente e concretamente affrontati i problemi strutturali e organizzativi venuti a galla in questa occasione.

Sono giorni in cui si sentono spesso parole come RINASCITA e CAMBIAMENTO, parole che hanno scosso gli animi e hanno spinto la Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche ad inviare, in questi giorni, al premier Conte, al Ministro Speranza e al Presidente della Conferenza delle Regioni Bonaccini, una lista di 7 proposte per migliorare lo status degli Infermieri italiani al fine di “ristabilire equità, multidisciplinarietà vera e giustizia dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro.” Nel suo intervento, la Presidente Barbara Mangiacavalli dichiara: “…oggi ci definiscono eroi, in realtà siamo professionisti come gli altri che credono nel proprio lavoro perciò questo sarà la nostra medaglia.”

Il momento è propizio per chiedere alle Istituzioni di costruire le fondamenta per un riconoscimento di tutti quei diritti che sono venuti meno in questi anni e, alla fine di questa emergenza, poter assistere nel modo più professionale e intenso possibile chi ne ha bisogno, senza lasciare indietro e solo nessuno.

L’emergenza COVID 19 ha fatto scoprire oltre a innumerevoli carenze, valori sopiti come l’attenzione e il rinato rispetto verso le figure professionali maggiormente in prima linea in questa situazione di maxi-crisi, tra queste gli infermieri che, fino a ieri, diventavano protagonisti della cronaca solo per i casi di “malasanità”. Ormai tutti sanno chi  sono questi professionisti, cosa fanno e quanto valgono davvero. Oltretutto, gli italiani hanno imparato a conoscere e ad apprezzare, finalmente, anche un’altra figura di cui, forse, non erano a conoscenza: quella degli Infermieri militari delle Forze Armate. Uomini e donne con le stellette che uniscono alle peculiari doti professionali tutte le più spiccate virtù militari; che guidati da dal codice deontologico professionale ma anche da amor patrio e spirito di sacrificio si dedicano agli altri; che sono stati costretti da questa emergenza a dover lasciare i propri affetti per soccorrere concittadini bisognosi di assistenza  nelle zone d’Italia più colpite da questa pandemia.

L’infermiere militare è entrato subito in sintonia con i colleghi civili perché li accomuna la medesima preparazione professionale, la medesima disponibilità, la stessa etica che li spinge a dedicare tempo di cura ai cittadini e agli assistiti. Continuano a svolgere il loro amato lavoro malgrado i turni massacranti consapevoli di correre un elevato rischio infettivo che ha contagiato e fatto ammalare migliaia di colleghi.  

È giunto il momento anche per gli Infermieri, a cui vanno aggiunte tutte le altre Professioni Sanitarie (Fisioterapisti, Tecnici di radiologia medica, ecc.) delle Forze Armate e di Polizia, di chiedere alle Istituzioni il cambiamento epocale più volte reclamato: di dare il giusto valore a queste figure sempre pronte a concedere il proprio contributo forti della propria professionalità e autonomia. È giunto il momento di voltare pagina rispetto una concezione oramai vetusta e anacronistica all’interno delle FF. AA. di professionisti subalterni e non di staff.

Gli Infermieri con le stellette chiedono unanimi e a gran voce di adeguare il loro status  alla moderna concezione della professione acclarata oramai sia nel SSN che nei Paesi dell’Alleanza atlantica attraverso l’accoglimento della seguente proposta nei sei punti nati con gli stessi principi che hanno animato i colleghi civili e guidati dallo stesso spirito collaborativo:

  1. Nascita di un Ruolo Ufficiali Tecnico Sanitario attinente alla realtà NATO, attraverso il quale si possa riconoscere dignità di professione intellettuale e autonoma in palese contrasto con la figura di Sottufficiale, il ruolo che attualmente rivestono. Con la nascita del Ruolo direttivo a sviluppo dirigenziale, si supererebbe anche il disallineamento delle fasce retributive e di transito nel ruolo civile (da D a DS6 in base ad anzianità e formazione in ambito civile contro il livellamento da C a D2 in ambito militare);
  2. Nascita di profili professionali specifici con unicità di incarico tenendo conto anche delle nuove competenze avanzate previste dal CCNL 2016-2018 articoli 16-23 nonché dal Documento redatto dalle Regioni approvato dalla Commissione Salute e dalla Conferenza Stato Regioni il 20 febbraio 2020 recanti istruzioni sulle nuove figure di Professionisti specialisti e Professionisti esperti;
  3. Accesso riservato a percorsi formativi di specializzazione presso Università dislocate in tutte le grandi province d’Italia, così da permettere a tutti i professionisti della Sanità militare ad ambire in modo equo ad una auspicabile crescita professionale;
  4. Istituzione di una indennità professionale tenendo conto delle specificità dei diversi  ruoli;
  5. Istituzione di una adeguata copertura assicurativa in Patria e nei  teatri operativi esteri per coprire infortuni e malattie del personale militare, tutela legale e risarcimento danni verso terzi, rimodulando magari quella esistente per gli infortuni dei militari impiegati nei vari Teatri Operativi;
  6. Riconoscimento della libera professione come previsto per altre figure sanitarie militari e civili.

Pochi punti che attuati ristabilirebbero l’ordine naturale delle cose in un comparto dove l’Infermiere militare è ancora fermo a un inquadramento vecchio di oltre venti anni. Mentre il comparto della Sanità civile ha assimilato e ha applicato le importanti norme e leggi che regolamentano la Professione emanate per esigenze organizzative, per un adeguamento alle evidenze scientifiche internazionali e alla buona pratica clinica, l’Infermiere militare è rimasto fermo alla data del 25 febbraio 1999, quando, con la legge42/99, è stato abrogato il mansionario e si è voltato definitivamente pagina sotterrando l’obsoleta posizione che individuava l’infermiere come una “professione sanitaria ausiliaria” ed è stato riconosciuto, una volta per tutte, come un “professionista della sanità” alla medesima stregua dei medici. Permanendo nel ruolo Sottufficiali, gli Infermieri militari sono ancora subalterni agli Ufficiali medici, pertanto, gli è preclusa loro la possibilità di professare con autonomia, scienza e coscienza l’attività assistenziale rivolta ai pazienti militari e civili, in Italia e all’estero.

Se alla fine di questa tragedia ci si limitasse a mettere delle toppe e quindi ad acquistare un paio di ospedali da campo, a potenziare la terapia intensiva del Celio, ad aumentare il numero del personale sanitario, a fare un maquillage degli Enti  territoriali, ad approvvigionare un numero sufficiente di mascherine, (sia chiaro tutte cose fondamentali e indispensabili da fare) ecc, sarebbe un po’ come sprecare ciò che la crisi ci ha lasciato in termini di vite umane, e ridurla ai sui aspetti tecnici e affogarla nel solito vecchio pensiero di cui si è prigionieri da decenni che è quello del miglioramento senza cambiamento, della riconferma dello status quo per mezzo della sua razionalizzazione, della semplice gestione dei problemi.

Quello di cui la Sanità militare ha bisogno è di una riforma radicale che parta dalle sue fondamenta che sono rappresentate dai Professionisti che vi lavorano e che non vedono l’ora di farsi partecipi di un vero cambiamento. Per realizzare il sogno di una Sanità militare all’altezza delle migliori eccellenze italiane occorre partire dal riconoscimento delle Professioni sanitarie che vi lavorano con la realizzazione dei sei punti proposti.  

Come Unità delle Professioni Sanitarie delle Forze Armate e di Polizia di ASSODIPRO si è pronti e disponibili a dare il proprio contributo di competenze ed esperienza per la affermazione e per la valorizzazione del patrimonio umano che rappresentano le Professioni Sanitarie militari.

Dott. Antonio GENTILE, Infermiere militare in servizio, Responsabile Unità Professioni Sanitarie FF. AA. e di Polizia ASSODIPRO.

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