SUBITO UNA INDENNITA’ DI RISCHIO ALLE PROFESSIONI SANITARIE MILITARI IMPEGNATE IN PRIMA LINEA NELLA LOTTA ALLA PANDEMIA DA CORONAVIRUS

In questo periodo di emergenza mondiale determinata dalla pandemia da COVID – 19, nella forsennata corsa contro il tempo per trovare una cura efficace ed un vaccino adeguatamente testato e validato, i cittadini, gli Infermieri e le Professioni sanitarie tutte (medici, tecnici di radiologia, fisioterapisti, OSS, ecc,) stanno combattendo l’impari lotta contro il nemico invisibile.

Oggi, in questa guerra, decine e decine di infermieri e di personale sanitario militare è stato inviato ed è impiegato negli ospedali di Lodi, Alzano Lombardo, presso il Centro ospedaliero militare di Milano e di Roma per ridurre il carico di lavoro dei nosocomi civili della Regione Lombardia e del Lazio. A tal fine è stato allestito un Ospedale da campo a Piacenza che garantisce la disponibilità di 40 posti letto utilizzati per pazienti positivi al coronavirus e giungono notizie nelle ultime ore di impieghi di personale sanitario della Marina Militare e dell’Esercito in altre strutture ospedaliere, territoriali e nelle RSA di regioni come Lombardia, Veneto, Sardegna, Sicilia e Marche. Infermieri e personale sanitario dell’Aereonautica militare sono impegnati nei trasporti in biocontenimento di pazienti che hanno bisogno di una assistenza intensiva e che vengono trasferiti in strutture ospedaliere nazionali ed europee dove c’è disponibilità di posto.

In questa battaglia concitata, sono venuti fuori tanti nervi scoperti di una organizzazione sanitaria militare che è apparsa fragile ed impreparata in alcuni importanti aspetti sin dal primo momento.

Sono oltre 4mila gli infermieri positivi al Covid-19 e ad oggi almeno 60 sanitari sono deceduti per assolvere al proprio dovere. Tra i contagiati vi sono tanti infermieri militari che si sono ammalati per assistere e stare vicini ai pazienti affetti dall’infezione. Tali professionisti non hanno una vera rappresentanza in seno alla Federazione Nazionale degli Ordini Professioni Infermieristiche; non hanno un sindacato che li tuteli; e gli organi ufficiali di rappresentanza militare continuano ad essere latitanti e sordi alle loro richieste.

È compito della Politica e dei Parlamentari democraticamente eletti porre maggiore attenzione al popolo rappresentato dalle professioni sanitarie non mediche con le stellette.

Gli aspetti su cui occorre concentrare l’attenzione subito sono:

  1. accortezza nell’utilizzo dei DPI: è necessario rendersi conto che anche i contagi tra il personale sanitario militare avuti fino ad ora sono avvenuti perché c’è stata una falla per quel che riguarda la messa a disposizione dei dispositivi di protezione individuali (DPI) e la formazione al loro utilizzo. Tale carenza non è stata ancora risolta appieno. Occorre che i dirigenti responsabili della sicurezza del personale mettano a disposizione i dispositivi previsti dalle LG dettate dall’ISS senza pericolose interpretazioni personali che non hanno alcuna base scientifica. Ad oggi, sono 50 i morti per coronavirus tra il personale sanitario, di cui 32 infermieri e non sono accettabili ulteriori morti per incuria, carenze o incapacità di qualsiasi genere.
  2. Supporto psicologico per infermieri e per gli altri operatori sanitari: degli oltre 32 infermieri morti per infezione, 2 si sono suicidati. Ogni giorno, essi si trovano faccia a faccia con la sofferenza e con la morte; sono stanchi e spaventati. Hanno paura di sbagliare, paura naturalmente di essere contagiati, paura di non farcela ad andare avanti in queste condizioni. Lavorano da settimane senza sosta, secondo i ritmi dettati da un’emergenza inaspettata e ingannevole di cui nessuno conosce la durata per cui non hanno sufficienti risorse e strumenti per proteggersi e difendersi. C’è angoscia, inquietudine, sofferenza unita ad una frustrante impotenza. Sostenerli emotivamente in questo momento è doveroso.
  3. Riconoscimento di una indennità per l’elevato rischio, per l’ingente carico di lavoro che essi sopportano e per le spese che devono sostenere quotidianamente per garantire la loro presenza istituzionale. Gli infermieri e le altre Professioni sanitarie hanno una responsabilità tripla, quella verso loro stessi, verso le loro famiglie e ovviamente verso gli ammalati che hanno in cura.

Tutta la politica, sin da subito, può iniziare a dimostrare la propria attenzione verso la categoria delle Professioni sanitarie militari approvando all’unanimità, nell’ambito della conversione in Legge dell’Atto del Senato n. 1766 in discussione in questi giorni denominato “Cura Italia” emanato dal governo il 16 marzo u.s. per dare sostegno a famiglie e imprese, l’emendamento presentato dalla Senatrice Isabella Rauti di Fratelli d’Italia, su iniziativa del Suo collaboratore Moracci Rossano che si vogliono ringraziare fin da subito.

EMENDAMENTI TESTO ATTO SENATO N.1766

Dopo l’articolo 7, inserire l’Articolo 7bis:

  1. L’indennità di rischio radiologico spettante ai tecnici sanitari di radiologia medica – ai sensi dell’art.7 del D.P.R.231/90, a decorrere dal 16 marzo 2020, è denominata indennità professionale specifica. La stessa è corrisposta al medesimo personale, giornalmente e fino al termine dello stato di emergenza sanitaria nazionale per covid-19, qualora più favorevole, nella stessa misura forfettaria di euro 200,00, che non concorre alla formazione del reddito, resta fermo il trattamento economico già in godimento a carico del Ministero della Difesa.
  2. L’indennità professionale per esposizione al rischio biologico è attribuita alle Professioni Sanitarie, Operatori-socio sanitari, alle stesse condizioni previste dal comma 1.
  3. Al personale Medico, delle Professioni sanitarie e Operatori socio – sanitari, impiegati per l’emergenza nazionale covid-19, si applicano le sole disposizioni inerenti il trattamento di missione in territorio nazionale e estero, con il rimborso forfettario di missione previsto dalle norme vigenti.
  4. Alle Professioni sanitarie Militari si estende l’applicazione del comma 1., art.210, di cui al Decreto legislativo 15 marzo 2010, n.66, con le stesse modalità previste per i medici militari.
  5. Agli oneri si provvede a valere con le somme stanziate per l’emergenza del Ministero della Difesa e Dipartimento della Protezione Civile.

Emendamento necessario che ha l’obiettivo di non lasciare indietro le Professioni Sanitarie Militari e di riconoscergli un’indennità di rischio congrua al fine di:

  • riconoscere il rischio infettivo che corrono e il gravoso impegno lavorativo unico nel suo genere che mette a dura prova le resistenze fisiche e psicologiche;
  • riconoscere una dignità di rango gerarchico appropiata agli standard nazionali e della NATO,  e un riconoscimento economico – lavorativa del loro impiego;
  • indennizzare i molti infermieri contagiati e non solo, costretti alla quarantena presso le strutture sanitarie militari o che devono sostenere di tasca propria le spese di alloggio, peraltro difficile da trovare, presso il quale si devono necessariamente appoggiare per non rischiare di contagiare i familiari;
  • considerare che tanti di questi uomini e donne hanno lasciato le proprie famiglie e sono impiegati anche a centinaia di chilometri di distanza; con i coniugi rimasti senza lavoro e che possono contare solo sulle loro forze per il sostegno dei figli.

Una volta passata l’emergenza occorrerà una seria riflessione sulla figura dell’Infermiere militare e delle Professioni militari non mediche che, pur rappresentando la spina dorsale della Sanità militare, sono da sempre figure vituperate e disconosciute nella loro dignità professionale. Per risolvere il grave gap con i colleghi civili e con quelli dei Paesi dell’Alleanza atlantica, sarà necessario equiordinarli al ruolo degli infermieri del SSN con i quali in questo momento di crisi stanno lavorando gomito a gomito.

Tutto questo vuol dire non dimenticarsi delle Professioni Sanitarie Militari nella certezza che essi mai si sono dimenticati e mai si dimenticheranno di salvaguardare la salute e i diritti dei loro pazienti con e senza le stellette, sempre e in ogni luogo.

Antonio Gentile, Infermiere militare in servizio

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